Samsung lo scorso marzo ha annunciato l’intenzione di impostare su tutti i suoi dispositivi il motore di ricerca Bing, sostituendolo al posto di Google. E al quartier generale di Mountain View è stato subito allarme.

Ma andiamo con ordine. Da quando Bing è diventato più interessante?

Dal momento in cui ha integrato un chatbot simile a ChatGPT. La variazione del contratto con Samsung costerebbe infatti al colosso una perdita di 3 miliardi di dollari annuali e, in generale, svariate preoccupazioni dovute alla proliferazione di concorrenti che si basano sull’AI.

A seguito di questi cambiamenti, Google sta lavorando ad un nuovo motore di ricerca alimentato dall’AI e, in contemporanea, ad aggiornamenti che interesseranno il motore di ricerca già esistente, grazie all’applicazione di nuove features (se ne sta occupando attraverso il progetto Magi).

Attualmente, nel mercato dei chatbot sono in quattro a giocarsela:

· ChatGPT, il modello messo a punto da OpenAI, che dallo scorso novembre desta scalpore per la sua capacità di rispondere a domande complesse, scrivere poesie, generare codice, pianificare vacanze e tradurre testi in lingua straniera. GPT-4, l'ultima versione introdotta a metà marzo, può addirittura ricevere immagini come input e rispondere ad esse.

· Bing. Due mesi dopo il debutto di ChatGPT, Microsoft, il principale investitore e partner di OpenAI, ha aggiunto un chatbot simile all’interno del suo motore di ricerca: Bing. In più occasioni, però, il bot ha fornito risposte imprecise e fuorvianti, attirando l’attenzione su di sé.

A differenza di ChatGPT, il nuovo Bing afferma di citare anche le fonti che ha utilizzato per formulare la sua risposta.

Sembra che Microsoft stia addirittura lavorando all’inserimento di formati di advertising nella chat di Bing.

· Bard. Il chatbot di Google, basato sulla tecnologia LaMDA (Language Model for Dialogue Applications), è stato rilasciato a marzo, e reso accessibile esclusivamente ad un numero limitato di utenti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. Per gli altri Stati, è aperta una lista d’attesa. Originariamente concepito come strumento creativo progettato per redigere e-mail e poesie, può generare idee, scrivere post blog e rispondere a domande con fatti o opinioni. Accanto al suo nome è stata messa in evidenza l’etichetta di ‘Esperimento’.

· Ernie Bot, il primo rivale cinese elaborato dal colosso Baidu. Ernie, abbreviazione di Enhanced Representation through Knowledge Integration, si è rivelato presto un flop dopo che è stata diffusa una registrazione del suo funzionamento che ha lasciato insoddisfatti anche i potenziali investitori.

Il contratto con Samsung è tuttora in fase di negoziazione, e né la casa madre né Microsoft hanno voluto commentare.

Sarà effettivamente Google a portare l’AI negli smartphone e nelle case di tutto il mondo?

Vediamo che ne pensano i nostri esperti di Search On Consulting!

Lo abbiamo chiesto a Giorgio Taverniti, Co-founder di Search On Media Group, Head of SEO & AI Tech di Search On Consulting.

«La cosa interessante è vedere come Microsoft con il ChatBot di Bing abbia fatto due mosse molto intelligenti:
- dire che era il nuovo Bing,
- declinarlo su tutto il suo ecosistema in poco tempo.

Non essendo leader di mercato nel settore della ricerca si è potuto permettere di agire rapidamente fregandosene della qualità perché il valore della credibilità della risposta non è certo tra i valori di Bing.
Google all'apparenza insegue, ma come sempre è un'apparenza di percezione. Google ha tutte le sue ricerche e tutti i suoi dipartimenti dove declina l'AI in modi diversi. Qui stiamo parlando dell'AI Generativa.
Solo quando ci sarà il Google I/O (il 10 maggio) avremo la certezza se Google sta inseguendo oppure no. Io dico di no.

Già in molti luoghi si parla delle evoluzioni future e le direzioni sembrano essere due:
- gli AI Agents come AutoGPT,
- l'integrazione con un database di conoscenza.
Se il 10 di maggio Google non dovesse sorprenderci con qualcosa di nuovo in una di queste due direzioni o in una direzione nuova, allora possiamo decretare un chiaro inseguimento. E sarebbe la prima volta nella storia

E infine, ecco anche il parere di Marco Quadrella, COO Area Consulenze.

«La leadership di Google è ancora salda e si nutre di un ecosistema che, nel tempo, ha saputo esprimere:
- browser (Chrome ha la fetta più grande del mercato),
- app tra le più usate su mobile, percepite come insostituibili dagli utenti (oltre al sistema operativo Android),
- un lavoro su più tavoli che ha saputo e sta ancora tentando di orientare lo sviluppo di Internet,
- una montagna di dati: sia su Internet sia sugli utenti, sia su come gli utenti cercano su Internet.

Non ci aspettiamo dunque un crollo. Anche se Samsung passasse a Bing come motore di ricerca di default, ad oggi, tanti tornerebbero su Google per il suo ecosistema.

Ma le leadership nel digitale sono costantemente messe in discussione e così Facebook che aveva saputo comprare Instagram e WhatsApp; limitare Snapchat e YouTube con una serie di feature simili ora non sembra aver trovato risorse e idee per limitare la crescita di ByteDance con i suoi TikTok e Lemon8.
E quando le aziende devono rispondere così tanto agli azionisti per ogni decimale di "non crescita", anche una perdita marginale può spostare moltissimo valore.

Attualmente Bing con OpenAI sta sfruttando a pieno il suo ruolo da sfidante:
- Può permettersi di sbagliare senza compromettere la reputazione.
- Può utilizzare un modello decisamente più costoso di quello che utilizza attualmente Google: fa bene a farlo in ottica di sfida, ma è da capire come poi lo renderà sostenibile economicamente. Google sta attualmente efficientando gli algoritmi, consapevole di sacrificare qualità, Bing dovrà trovare soluzioni a questo problema.
- Può considerare una vittoria una crescita che per Google sarebbe marginale.
Google, allo stesso tempo e per detta di alcuni suoi dipendenti, sta subendo questa accelerazione: sembra aver smarrito la visione di lungo periodo e "sistemica" a favore di scelte tattiche di breve periodo. Comunicazioni affrettate, feature lanciate forse troppo presto e la sensazione generale di subire le pressioni esterne».

Marco ha proseguito affermando: «Vediamo cosa succederà da qui in avanti, con il prossimo appuntamento già fissato per il Google I/O. Se dovessi fare una scommessa riterrei probabile che Google perda quote del mercato pubblicitario nei prossimi 12 mesi, ma non tanto sulla rete di ricerca e per la pressione di Bing, quanto piuttosto per le crescenti pressioni regolatorie (es: Digital Market Act & Digital Service Act) e per la competizione di ByteDance e Amazon.


La sfida nel mondo dell'AI è invece incredibilmente più complessa: gli algoritmi generativi con i quali stiamo scrivendo testi o producendo immagini sono soltanto la punta di un iceberg. Altri applicativi con altre logiche stanno per rivoluzionare settori completamente diversi: la sanità, la difesa, l'agricoltura, l'ingegneria, l'istruzione.


Ieri ci stavamo chiedendo se YouTube o Meta sarebbero riusciti a fare un'AI dell'intrattenimento migliore di TikTok (che intreccia produzione dei contenuti e ranking sugli schermi degli utenti), oggi ci stiamo chiedendo se Bing riuscirà a portare su ampia scala risultati di ricerca migliori di Google (e pare molto improbabile per quanto "costa" oggi una richiesta a OpenAI e per la superiorità dell'ecosistema Google). Il consiglio a chi, come noi, ha la fortuna di lavorare nel marketing - nell'innovazione e in come le aziende le recepiscono - è di guardare anche cosa si nasconde nella parte sommersa dell'iceberg perché avrà un impatto sul nostro lavoro molto più grande di quello che possiamo aspettarci da una crescita di Bing nella Search».

A supporto della sua opinione, Marco Quadrella conclude riportando una citazione del NY Times:

"Until last year, he said, Google acted as a “proper steward” for the technology, careful not to release something that might cause harm. But now that Microsoft has augmented its Bing search engine with a chatbot — challenging Google’s core business — Google is racing to deploy the same kind of technology. The tech giants are locked in a competition that might be impossible to stop, Dr. Hinton said."

Fonte: The New York Times