Sono passati 20 anni dalla registrazione di Giorgiotave.it, avvenuta il 16 Aprile 2003, il sito che ho creato da una cameretta della Calabria e che ha dato il via a tutto ciò che poi con Cosmano Lombardo e Andrea Pernici abbiamo realizzato: Search On Media Group (ex gt idea), una realtà che ha iniziato ad attrarre talenti con i quali abbiamo costruito tanto.

In questi anni non è cambiato di una virgola lo spirito iniziale. Quel Search On, ovvero "Continua a cercare", è dentro di noi ed è una forte spinta in avanti che ci muove oggi come ieri. Io sono sempre lo stesso, con la voglia di sperimentare, imparare, crescere, condividere. E con la voglia di muovermi: da pochi mesi ho deciso di "spostarmi", andando anche nel reparto di Search On Consulting.

Tutti noi siamo stati investiti dall'Intelligenza Artificiale in questi mesi. È un periodo intenso, ma sembra una storia che si ripete: questi ultimi mesi sembrano la miniatura di questi ultimi 20 anni, con una velocità incredibile. Sembra un grande periodo pioneristico, come quei primi anni 2000 per me. Sta succedendo qualcosa di grande, di molto grande.  

Per questo motivo, con lo stesso spirito che mi ha spinto a buttarmi nella SEO e nelle Community all'inizio, mi sono immerso insieme a tutta Search On nell'AI.

E ne abbiamo fatte di cose. Sono stati 20 giorni di annunci! Questo 20 torna spesso. E in effetti mettere tutte le cose in fila sembra di aver vissuto per anni.

L'Intelligenza Artificiale è un tema per noi molto importante: al WMF sono quasi 10 anni dal primo stage formativo e per ricapitolare cosa abbiamo fatto ultimamente c'è una grafica che lo riassume:

Al WMF

Al WMF si terrà l'AI Global Summit, l’evento internazionale di riferimento per l'Artificial Intelligence. Ci sarà veramente di tutto: presentazione di tool e software innovativi, premiazioni per la ricerca, tavoli di lavoro utili alla definizione e la regolamentazione dell'AI, incontri B2B. E con una parte formativa esplosa: dagli interventi sul Mainstage, all'AI Plenary che andrà avanti 3 giorni, alle sale dedicate all'AI per le PMI, il lavoro, l'education. Senza dimenticare gli spazi per le startup e l'area expo.

OLTRE IL WMF

Ci siamo impegnati per creare 3 momenti molto importanti di formazione e di incontro.

  1. L'AI Conference: un seminario avanzato a numero chiuso che si è svolto il 4 Aprile (andato sold-out) e che sta per annunciare la sua Winter Edition. Sarà a Bologna, puoi ricevere gli aggiornamenti lasciando la tua email sul sito. Rivolto all'applicazione dell'AI al Marketing, per chi vuole aumentare le proprie conoscenze.
  2. L'AI Festival: a Milano, il 5 e 6 Ottobre 2023. il primo Festival Internazionale dedicato al presente e al futuro dell'Intelligenza Artificiale, in cui si riuniranno professionisti, aziende, startup, stakeholder e player del settore per discutere e approfondire la rivoluzione apportata dall'AI non solo nel quotidiano, ma anche in ambito politico, sociale e lavorativo.
  3. L'AI Fair: che si terrà anche a Rimini durante il WMF, ma che doppierà la data il 5 - 6 - 7 Dicembre 2023 alla Fiera di Bologna.

La AI Summer School

Dal 2 al 9 Settembre 2023, a Monasterace in Calabria, si terrà la nostra classica Summer School che quest'anno abbiamo deciso di dedicare all'Intelligenza Artificiale. Sarà una vacanza formativa in un Villaggio riservato in riva al mare, una settimana di formazione all'aperto sull'Intelligenza Artificiale e le Strategie Digitali: 7 giorni di formazione teorica e pratica e oltre 6 ore di incontri personalizzati con i docenti per lavorare sui tuoi progetti.

La Divulgazione sul tema

Nonostante i tanti eventi organizzati, gli incontri, la promozione, la nostra voglia di divulgare e di condividere idee e conoscenza non è mai finita.

Su Connect.gt abbiamo creato una sezione dedicata all'Intelligenza Artificiale dove ci sono molte discussioni sul tema.

Come WMF invece io ed Alessio Pomaro abbiamo realizzato una prima stagione del Podcast "Futuro, Presente!" interamente dedicata all'Intelligenza Artificiale. Oltre alla pagina sotto è possibile seguire il podcast su Youtube | Spotify | Spreaker. Sono 7 puntate e dura meno di un'ora in totale.

Futuro, Presente! S01 Artificial Intelligence | Podcast | WMF 2023
Benvenuti al nostro podcast Futuro e Presente il podcast del WMF che vi porterà alla scoperta di innovazioni tecnologiche e digitali, progetti politici e iniziative del presente che contribuiscono alla costruzione del futuro.

Inoltre sul canale YouTube abbiamo una serie di live svolte e schedulate che potete guardare partecipando live o riproducendole successivamente.

Cosa non credo stia andando bene anche con l'AI

Mi dispiace che non sia cambiato l'approccio alla novità. Sia da parte di chi la porta che da chi la usa. Dopo tutta questa esperienza con Internet mi aspettavo una maturità maggiore.

Chi la usa è sempre troppo eccitato per vederne i pericoli e questi vengono minimizzati o messi sotto il tappeto. Chi la crea se ne infischia delle regole e grazie anche a questo ha un periodo iniziale di boost che poi richiesta di degenerare in blocchi o altro.

C'è un piccolo dettaglio importante: chi chiede che le regole vengano rispettate o che venga creato qualcosa con responsabilità non lo fa per bloccare l'innovazione, anche se così viene percepito a livello superficiale. Lo fa proprio per il contrario: farla andare più veloce. Se non viene fatto c'è il rischio che la politica, nella fretta, crei leggi a sfavore.

Eppure dopo tutti questi anni ancora non l'abbiamo capito.

L'altra novità

La più grande novità subito dopo l'Intelligenza Artificiale è stato il Covid: sono due cambiamenti importanti. Le grandi realtà di Internet hanno scommesso su 5 anni di Pandemia e negli ultimi mesi hanno licenziato migliaia di persone.

Sui forum italiani anni fa viaggiava la famosa frase:

Il senno di poi è una scienza esatta

È normale pensare al passato e dirsi che avremmo fatto diversamente. Accade per tutte le cose, figuriamoci per quelle grandi. La cosa incredibile riguardante al Covid è vedere come abbiamo reagito. Potevamo trasformare i nostri eventi in dei webinar. Invece in pieno lockdown abbiamo fatto un evento fisico (Start The Future), abbiamo lanciato Ibrida per sostenere le realtà che facevano eventi, il giorno dopo l'apertura eravamo a Rimini a fare il WMF raddoppiando gli sforzi per realizzare anche un'edizione invernale.

E poi le tante iniziative: dalla piattaforma per mettere in contatto le persone che avevano bisogno di realizzare idee, a tutti i video del WMF rilasciati pubblicamente, a iniziative specifiche come Internet per gli Insegnanti.

La prima edizione post-Covid ha registrato 36.000 persone. Anche il senno di prima può diventare una scienza esatta, quando stai facendo proprio ciò che devi fare.

Cosa penso di questi primi 20 anni d'esperienza:

Vorrei ora condensare qualche pensiero veloce su questi primi 2o anni di esperienza

  • Gli esseri umani guidano la tecnologia
  • Cosa è la responsabilità
  • Perché ci odiamo sui social
  • Come nascono le Bufale in un settore tecnologico
  • I Creator sono il frutto del 2.0
  • L'Internet Liquida
  • Le cose di proprietà
  • L'algoritmo
  • La leggerezza
  • Parla solo di ciò che sai
  • Chi sa fa, chi non sa insegna
  • Condividiamo idee e conoscenza
  • Siamo l'insieme delle esperienze, ma anche delle persone che incontriamo.

Gli esseri umani guidano la tecnologia

Cosa è la tecnologia?

Wikipedia recita:

La tecnologia affonda le sue radici nei processi naturali di trasformazione operati dagli esseri viventi per adattare l'ambiente alle proprie esigenze: non solo gli uomini, ma anche gli altri animali sono infatti in grado di sviluppare processi tecnologici per risolvere le proprie esigenze alimentari, abitative, sociali etc.[8] basti ricordare, ad esempio, le ragnatele e i nidi, perfetti esempi di un "saper fare" condiviso dagli individui di una stessa specie o società. La messa a punto di questi manufatti o tecniche rappresenta la conclusione di processi casuali, oggetto di recenti ricerche di alcuni biologi.

Quindi, non è una questione del campo informatico. La "pietra" è stata una tecnologia.

La cosa che ho imparato è che è complesso imporre una tecnologia agli essere umani. I prodotti e servizi che abbiamo tentato di imporre sono innumerevoli. È molto più probabile che siano gli esseri umani a guidare la tecnologia.

Ad un primo sguardo superficiale non è così. Pensiamo a YouTube. Non è perché è stato creato un ambiente che ci ha consentito di condividere video che noi abbiamo iniziato a farlo. È perché erano molti anni che avremmo voluto farlo, come forma di comunicazione e non potevamo.

Pensiamo a TikTok. Il motivo per il quale lo usiamo ha poco a che fare con la tecnologia che propone, ma ha molto a che fare con un nuovo modo di comunicare degli esseri umani.

Per questo io credo che siamo noi a guidare la tecnologia con i nostri bisogni e non il contrario.

Cosa è la responsabilità

Roberto Mancini (Professore ordinario di Filosofia Teoretica all'Università di Macerata) nel suo Orientarsi alla Vita scrive:

La mancanza di coscienza costringe chi ne è prigioniero a muoversi solo come individuo ed avere comportamenti puramente reattivi. L'intensità della vita interiore, invece permette di agire come persone libere, superando la dimensione elementare della relazione agli stimoli che riceviamo grazie alla capacità di dare una risposta creativa alle diverse situazioni. Reagire significa muoversi in automatico secondo l'ingiunzione che viene dallo stimolo, rispondere significa stabilire una distanza dallo stimolo, creando uno spazio di libertà per cui scegliamo noi quale risposta dare. La nostra libertà muove i suoi primi passi quando smettiamo di reagire cominciamo a rispondere. Di conseguenza, se la libertà sta in questa espressione originale attiva di sé, e se la responsabilità è letteralmente capacità di rispondere, allora le due sono tutt'uno. Non esistono né una libertà irresponsabile né una responsabilità da schiavi.

La responsabilità è l'essere abili a rispondere.

Quando parliamo di usare i social in modo responsabile, dobbiamo dirci che per essere abili a rispondere bisogna mettere distanza dallo stimolo. Ma se siamo lì a dire la nostra su tutto, se rispondiamo in 5 secondi, se andiamo immediatamente al prossimo contenuto, di che responsabilità stiamo parlando?

Noi usiamo i social e Internet in modo molto irresponsabile. Ma non lo sappiamo.

Perché ci odiamo sui social

È facile. Meno responsabili siamo, più veloci vuole dire che andiamo. Più veloci andiamo più reagiamo invece che rispondere. E indovinate quali sono le emozioni che ci portano ad esternarle con più frequenza? Quelle negative.

Appena ci succede qualcosa di brutto con un ristorante, subito recensione negativa. Per farne una positiva ci deve succedere qualcosa di davvero positivo.

Ci odiamo perché non ci diamo il tempo di aver cura. Aver cura di noi, delle nostre relazioni, degli altri.

Ci odiamo perché dobbiamo sfogarci. Dobbiamo liberarcene. Non riusciamo ad occuparcene.

Se all'odio aggiungiamo il pregiudizio poi...

L'unico modo che abbiamo è rallentare. Andare ad una velocità inferiore e sviluppare una forma di pratica della conoscenza. Ovvero andare a fondo alle cose. Reagire di meno, rispondere di più.

E non giudicare. Pratica molto complessa che si raggiunge in tanti modi, uno di questi è toccare il fondo. Che ironia che ha la vita: quando tocchi il fondo smetti di giudicare.

Un piccolo suggerimento: usiamo meno il termine discussione e usiamo di più il termine conversazione. Conversare. Che significa: girarsi insieme. Che parola bellissima.

Come nascono le Bufale in un settore tecnologico

C'è un fenomeno molto interessante che noto frequentemente e che spiega, in parte, la nascita delle bufale in settori particolari.

Prendete la SEO. In Italia avremo meno di 1.000 persone che fanno realmente SEO. Ma grazie a strumenti, divulgazione, interesse, questo numero aumenta almeno a 10.000.

Pensate a tutti le persone che scrivono contenuti e che gli hanno dato in mano uno strumento e gli hanno detto: se rispetti questi parametri, lo fai per la SEO. E sono convinte che fanno SEO. Ovviamente non toccano nemmeno la superficie della materia.

Questo è normale: è il segno che il mercato è finalmente maturo.

Ora di queste 10.000 persone, ipotizziamo che 8.000 si occupano solo di alcune attività: trovano delle chiavi e le mettono nei titoli e nel testo. Fidatevi: esistono agenzie che fanno solo questo.

In un settore come la SEO, l'80% fa queste attività.

Di conseguenza è ovvio che l'interesse di queste persone è su attività che realizzano spesso. Se fate un articoli o un video sull'uso del grassetto per la SEO (è una cavolata) attirerete l'attenzione di moltissime persone. Se lo fate su come funziona uno degli algoritmi di Google, ne attirerete qualche centinaia se va bene.

Questo esempio spiega perfettamente cosa è l'interesse e l'attenzione e perché le cose che gli esperti reputano più stupide attirano di più l'attenzione rispetto a quelle approfondite.

E spiegano anche le Bufale: ci sono una marea di persone che fanno SEO che pensano che la Keyword Density sia un fattore di ranking quando è un mito dichiarato da tutti, anche da Google in forma ufficiale.

Questa Bufala è qua per restare. Perché quell'80% di persone si occupa solo di istruzioni e poi fa altro. Quelle persone non hanno necessità di farsi una cultura sul tema e preferiscono informazioni semplici.

I Creator sono il frutto del 2.0

All'inizio non se li filava nessuno. Edizione del WMF 2015, avevamo la sala dedicata a loro e avevamo:

  • Anna Covone
  • Alessandro Masala di Breaking Italy
  • Daniele Doesn't Matter
  • Giuseppe Liuzzo
  • Andrea Baglio
  • Sofia Viscardi

C'era molta curiosità. Il nostro obiettivo era di far capire alle aziende quanto fossero importanti. Poi nel 2020 è esplosa la moda e tutti hanno iniziato a parlarne.

Le aziende hanno iniziato a investire pesantemente e le grandi realtà a pagare anche contratti di esclusiva per averle. Oggi non c'è un social dove non si parla di Creator.

Il mio canale YouTube è aperto dal 2006. Anche prima del 2010 realizzavo video sulle news di Internet e del Forum GT. Fino al 2020 anche persone del nostro settore continuavano a dire: "ma ancora video fai?".

Oggi è chiaro a tutti cosa è successo in questi anni.

Invito solo a riflettere che il 2.0 ha portato questi frutti. Sono i più evidenti. La possibilità di engagement e di monetizzazione ha portato un po' tutto questo.

Io la chiamo Creator Community Economy. Senza la parola Community non ha senso, o meglio, non focalizza la cosa più interessante.

Le cose di proprietà

Sono tornate di moda le newsletter. Per alcuni eh, io le ho sempre sostenute come il canale più forte che abbiamo. Stanno funzionando le piattaforme, come Substack (la mia è qui). Funzionano perché ti lasciano tutti i dati e quindi sei libero di andare via quando vuoi, sono facili e poi sono una piattaforma. Substack fa un sacco di cose e ti spinge gli iscritti. Sono arrivate ultimamente anche le Note (un Twitter più semplice). Ho fatto ovviamente un video su come Spaccare su Substack.

Relevant, invece, è su piattaforma Ghost.

Io impazzisco quando vedo un progetto che punta tutto sui social, su piattaforme non di proprietà dove basta poco per perdere tutto.

Non capisco come sia possibile. La frase "nessuno costruirebbe mai una casa sua su un terreno non suo" non è sufficiente, forse. Non lo so.

Ma voglio dirvi questo: è pericoloso fare un progetto senza pensare a come avere contenuti e dati su piattaforme di proprietà.

L'Internet Liquida

Sono solo Google, ma tutta Internet va in questa direzione. Infatti è il titolo dell'ultimo capitolo del mio libro, Google Liquido.

Il concetto del Google Liquido è semplice:

Non esiste più il Google al quale siamo abituati. Statico. Fermo. Dove tu dai un’immagine e Google la piazza nel motore di ricerca per immagini e poi nei risultati del motore principale quando serve. No. Tu dai un’informazione a Google e ne perdi il controllo. Google è un ecosistema liquido.
Una scheda prodotto di un e-commerce fatta nel 2021 con i contenuti multimediali che servono può finire ovunque: Google SERP, immagini, video, YouTube, Google Shopping, Google Discover, Maps, Lens, podcast e chi più ne ha più ne metta.

Concetto che porto avanti dal 2019, che nel 2021 è diventato una edizione della newsletter e poi nel 2022 il mio libro.

Oggi esistono tanti ecosistemi e questi ecosistemi si stanno parlando. Amazon, Microsoft, Google.

La base è avere dei dati strutturati che possano essere letti. Alla base della nostra strategia di questa nuova Internet c'è il puntare ad essere la fonte del nostro settore attraverso i contenuti e attraverso la strutturazione dei dati sia interna nei nostri database che esterna in lettura.

Ma l'Internet Liquida è oltre ed è nel comportamento anche delle persone.

Le nuove generazioni saltano da un social all'altro con una facilità disarmante. Per noi Twitter era Twitter. Quando qualcuno lo usava come Facebook gli dicevamo "vai su Facebook".

Le nuove generazioni non si fanno più nessuna domanda. Cosa è un podcast? Che me ne frega! Se è su Spotify, YouTube o a puntate su TikTok. A nessuno frega più niente del formato, dell'ambiente. Passano da TikTok a Twitch in una maniera incredibile. Sono generazioni davvero liquide, in tutti i sensi.

Quella che stiamo per affrontare è proprio un'Internet Liquida, senza troppe distinzioni. Forse qualcuno se le continuerà a fare, ma solo nel proprio cervello.

Spariranno i confini. E se un giorno esisterà un web 3.0 o altro, sicuramente porterà un maggior controllo delle nostre informazioni, più in mano a noi. Allora davvero salteremo da una parte all'altra con grande facilità.

Hai 50.000 iscritti al canale YouTube? Bene, li porterai sul nuovo social!

L'algoritmo

L'algoritmo non esiste. Esistono gli algoritmi. E se c'è una cosa che ho imparato è che, dai social ai motori di ricerca, tentano sempre di studiare cosa fanno le persone. Gli aspetti tecnici sono importanti quando ci occupiamo di ottimizzare la presenza online, ma sono secondari agli aspetti umani. Ciò che piace a noi prima o poi sarà compreso dagli algoritmi.

Alla fine tutti vogliono soddisfare gli utenti, perché soddisfacendo gli utenti si fanno più soldi. YouTube vuole che restiamo il più possibile su YouTube, perché così fa più soldi. Se noi studiamo i modi per creare dei video che riescono a tenere incollate le persone allo schermo vinciamo.

Leggerezza

Scriveva Calvino dell'Insostenibile Leggerezza dell'Essere di Kundera:

Quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso.

Vale su Internet. Con facilità usiamo i social nuovi, poi li lasciamo quando diventano pesanti.

Questa metafora è utile per guardare anche il futuro. Cercate [clubhouse futuro] e guardate i video di quel pazzo gennaio. Tutti dicevano che era il futuro dei social. Io dicevo che no, non era il futuro.

Perché? Facile...era troppo pesante il nostro rapporto con quel social. Pensate a quanto è leggero TikTok.

"Parla solo di ciò che sai" è un ossimoro

Molte volte, nel corso di questi anni, mi hanno scritto questa frase. Perché per molte persone io sono quello della SEO o di YouTube o di qualsiasi altra cosa dove sono diventato visibile.

Questo porta due problemi:

  • noi siamo moltitudini, non siamo una sola cosa. Per questo a me non piace fare Personal Branding.
  • la cosa che sei davvero non la dicono mai :D

Sono un community manager ad esempio: tra le altre cose è una delle cose che mi è riuscita meglio. Nemmeno nelle competenze di Linkedin è tra quelle più citate.

Ma soprattutto, mi sarebbe piaciuto fare Sociologia di Internet. È quello che mi viene forse più naturale, la comunicazione, la sociologia. Io osservo molto. Da community manager di una community di più di 150.000 persone, ovvero Connect.gt (ex forum gt), ho visto davvero tanto. Mi ricordo che negli anni migliori ero in grado di capire con buona probabilità che ruolo avrebbe potuto ricoprire una persona che si era appena presentata nell'area "Presentati" del nostro forum. I forum sono diversi dai social, il community management lì è un'altra cosa.

Quindi le mie conoscenze non sono pubbliche.

Appena do un parere su un argomento dove per quella persona non sono riconosciuto, qualcuno mi scrive quella frase. Questo perché non è esperta di quel tema, si intende, perché una persona con una mentalità elastica e competente non si scandalizza mai. Non ti attacca mai. Entra nel merito di quello che dici.

Gli uomini veramente di profondo senso religioso non si scandalizzano mai. Insomma, non credo che Cristo si scandalizzasse mai…Anzi non si è mai scandalizzato. Si scandalizzavano i farisei. —  

Alberto Moravia nel documentario Comizi d'amore (1964) di Pier Paolo Pasolini;

"Parla solo di ciò che sai", però, è un ossimoro. Perché per poter affermare questa cosa, devi essere probabilmente un mix tra un sociologo ed antropologo (ipotizzo) e aver studiato cosa accade all'umanità o è accaduto ad un popolo che ha preso quella strada.

Cosa accade alle persone che parlano solo quando sanno? E quando si stabilisce che sanno?

Certo, uno non vale uno, uno vale l'esperienza che ha fatto e tutto il resto.

Ma cosa mi accade se non mi espongo? Parlo con me stesso? Cosa accade al mio processo di relazione con l'altro se non espongo i miei pensieri?

Amleto:

Perché continuo a vivere dicendo «questa cosa va fatta» e non la faccio, anche se ho motivo, volontà, forza e mezzi per far­la? Il giovane principe di questo esercito invece, espone ciò che è mor­tale e incerto a tutto ciò che la Fortuna, la morte e il pericolo possono osare, e lo fa soltanto per un guscio d'uo­vo. Essere davvero grandi non sta nel non muoversi senza una grande causa, ma nel trovare un grande mo­tivo di contesa in un'inezia quando è in gioco l'ono­re. E allora cosa valgo io, che ho un padre ucciso, una madre macchiata d'infamia e lascio dormire tutto?

Se non mi espongo, se non penso, se non mi confronto, se non oso...come evolve il mio pensiero?
Se non trovo qualcuno che mi contesta e mi spiega, come faccio?
Cosa mi accadrebbe? E cosa accadrebbe a quel popolo?

"Parla solo di ciò che sai" per me non esiste come frase. Ma se tu ci credi e la usi...o hai studiato quel tema oppure non puoi dirla. Lo impone te stesso.

Consiglio una bella lettura: Una terapia per la persona umana, di Ricardo Peter.

Se vi piace il tema, anche La pratica dell'aver cura, di Luigina Mortari.

"Chi sa fa, chi non sa insegna" è stupida

È un'altra frase interessante, ma questa un po' dimostra un atto stupido nell'usarla quando si vogliono denigrare le persone che insegnano.

Esistono molte varianti della frase, in Italiano una variante famosa è:

Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. Chi non sa nemmeno insegnare, dirige. Chi non sa nemmeno dirigere, fa il politico. Chi non sa nemmeno fare il politico, lo elegge."

Immagino il cortocircuito ora nel leggerla.

Ma la frase non ha origini Italiane, è un dialogo di una commedia di George Bernard Shaw: Uomo e Superuomo:

Bob: I'm so discouraged. My writing teacher told me my novel is hopeless.
Jane: Don't listen to her, Bob. Remember: those who can, do; those who can't, teach.

Gli aforismi, proverbi e qualsiasi espressione che decidiamo di usare definire più chi la dice che chi la riceve.

Non rappresentano verità. E tra le altre cose si trovano facilmente anche i contrari o vicini all'esserlo:

Chi fa da sé fa per tre
Da soli si va veloce, ma insieme si va lontano

Ve ne passo due che mi piacciono sull'insegnamento:

Gli uomini, mentre insegnano, imparano - Seneca
Quelli che sanno, fanno. Quelli che comprendono, insegnano - pare sia di Aristotele

Per andare alla fonte originale delle frasi ho usato spesso l'inglese.

Condividere idee e conoscenza

Il mio arrivo su Internet è stato così: mettere i mie hard disk online, disponibili per tutti, gratis. Dalla struttura degli hard disk è nata l'architettura informativa di Giorgiotave.it. Che cosa incredibile. Come il fatto di chiamare un sito con il tuo nome e mezzo cognome. Anni dopo sarebbe arrivato il personal branding.

Questo condividere idee e conoscenza fa proprio parte di me, del mio modo di vivere Internet. Oggi in tanti parlano di condivisione, poi le parole perdono significato se non le trattiamo bene. La condivisione è un valore, per me. I valori non si inventano. Li hai.

In questi anni ho pubblicato 5 libri, l'ultimo è stato Google Liquido. Sono tante le persone che oggi nelle loro discussioni usano questa metafora per spiegare il Google di oggi. Un po' come l'altra metafora, YouTube è la TV del mondo.

Sono veramente felice. Volevo tanto pubblicare un libro che non fosse tecnico, ma sulle parti che più mi muovono, sulle parti che più mi interessano: noi e i nostri comportamenti online.

Ma voglio che sappiate una cosa, quando qualcuno dice che in Italia non si condividere come all'estero.

All'estero si condivide anche per soldi. Fai un video su YouTube dove parli di un corso di HTML per SEO e con le sole entrate pubblicitarie e di donazione guadagni quanto due anni di stipendio. DUE ANNI.

In Italia un mese di stipendio.

Se poi sei un pazzo e fai un corso di nicchia 100€.

Il Corso GRATUITO di HTML per SEO è qui!
8 ore. 21 minuti. 19 Secondi.

Chi condivide in paesi piccoli come l'Italia lo fa in modo molto genuino perché davvero crede nella condivisione come valore di vita. E forse, come una strada per un mondo migliore.

Per me, per un'Internet Migliore.

Siamo l'insieme delle esperienze, ma anche delle persone che incontriamo.

Da soli si va veloce, ma insieme si va lontano. Se decidete di fare qualcosa di veramente importante sappiate che dovete preparavi per anni per arrivare preparati. E dovete arrivarci insieme ad altre persone.

Da una piccola cameretta ad una community. Da una community ad un'azienda.

Internet per me è stata una salvezza. Ho trovato la mia strada immediatamente, a 20 anni. Ho trovato cosa volevo fare nella vita in un modo non convenzionale. Anzi, è stata lei che ha trovato me. Come tutte le cose, come le idee. Sono loro che arrivano a noi. Siamo da tramite.

Io sono convinto che se stai facendo quello per cui sei portato, che arrivi il Covid o l'Intelligenza Artificiale, non cambia niente. Continui a fare quello che stai facendo.

Io ci credo davvero in un'Internet migliore.

Io ci credo davvero nella condivisione.

Ma credo più di ogni cosa che se un giorno dovessi raccontare cosa è stato questo viaggio...ecco questa è una storia di un'amicizia. Di quel filo invisibile che lega le persone e che nel tempo crea una trama incredibile di intrecci umani, anche con chi non è più con noi.